E fu così che la chiamata dell’INPS non arrivò…
Ti è mai capitato che l’INPS non ti abbia chiamato a visita dopo tanti mesi dalla trasmissione della domanda? Oppure hai mai sentito la storia di persone che hanno aspettato molto tempo prima di essere convocate davanti alla commissione medica?
Ti potrà sembrare assurdo ma questa situazione è normalissima. Nonostante sia qualcosa di molto grave è divenuto ormai routine.
Devi sapere che l’INPS è “sommerso” di lavoro perché tante sono le domande d’invalidità che pervengono allo stesso e di anno in anno aumentano sempre più. Pensa che soltanto nell’ultimo anno sono aumentate del 7,2 % (405.748 domande in più rispetto all’anno precedente). Questo chiaramente incide sulla lentezza del procedimento.
Tant’è vero che da report dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità è stato riscontrato che dalla presentazione della domanda alla consegna del verbale passano in media 253 giorni; cioè in pratica per avere una risposta è necessario attendere quasi 1 anno.
Questo, chiaramente, sempre che non ci siano altri rallentamenti e quelli, quando si ha a che fare con la burocrazia italiana, non mancano mai!!!
La cosa grave è che la maggior parte delle persone fanno proprio questo, o per meglio dire due sono i comportamenti tipici che si assumono:
1. Si aspetta inermi per lunghi periodi di tempo
2. Ci si reca continuamente dal patronato dove è partita la procedura.
Nel primo caso si ha un atteggiamento completamente passivo che per ogni “questione legale” è sempre sconsigliato. Nella seconda ipotesi, invece, seppur ci troviamo di fronte ad un’azione positiva quest’ultima risulterà egualmente infruttuosa.
Infatti se ti rechi “dall’incasinato operatore del patronato”, che ha sempre un milione di cose d fare, ti risponderà in modo irritato: “Non dovete andare di fretta, L’INPS ha troppe domande. Dovete attendere il vostro turno!”.
Attenzione questo non sta a significare che è un “essere cattivo” e che non ha a cuore la vostra situazione bensì semplicemente che è abituato ad agire così e gli hanno sempre detto che non c’è altra soluzione se non quella di attendere che arrivi il giorno sperato della “visita”.
Questo chiaramente incide sulla lentezza del procedimento. Infatti puoi rivolgerti fisicamente alla sede INPS competente (quella della tua provincia di residenza) oppure chiamare il numero VERDE 803164 (servizio GRATUITO attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 8.00 alle ore 20.00 e il sabato dalle 08.00 alle 14.00). Allo sportello o all’operatore telefonico dovrai formulare una semplice domanda: a che punto è la mia domanda d’invalidità?
Mi raccomando ricordati di avere a portata di mano il codice fiscale della persona interessata e il protocollo della domanda.
Mentre la seconda che è anche la più efficace e rapida possibile è: DIFFIDARE L’INPS!!
La diffida è un invito formale rivolto a qualcuno a compiere una determinata attività, avvertendolo delle conseguenze che possono derivare dalla sua inadempienza; in buona sostanza non faremo altro che imporre all’INPS di chiamarci a visita, avvertendolo delle conseguenze che deriveranno dalla eventuale inadempienza. Infatti molti non o sanno che l’INPS è (sarebbe) obbligato a farlo NEL TERMINE DI 6 MESI DALLA DOMANDA e questo termine è assolutamente perentorio, cioè deve essere rispettato necessariamente.
Quindi alla luce di tutto quello che abbiamo detto, dopo 6 mesi e un giorno ti consigliamo di inviare una DIFFIDA all’INPS, mediante una raccomandata con ricevuta di ritorno dove per l’appunto chiederai che procedano nel rispetto della legge alla convocazione sulla base delle domande che hai presentato.
A seguito della stessa che cosa succederà? Generalmente non dovrebbe passare molto tempo perché il tuo telefonino squilli a causa del “messaggino” che ti indica data e ora in cui sarai sottoposto alla valutazione della commissione medica. Sulla base della nostra esperienza verrai contattato in media entro una trentina di giorni.
“Quando il cittadino è passivo è la democrazia che si ammala”
Questo è uno degli errori comuni che commettono le persone che presentano la domanda d’invalidità.
Se anche tu vuoi conoscere ed EVITARE i 5 errori che non permettono al 92% delle persone di ottenere l’INVALIDITÀ allora clicca sul Pulsante qui sotto e SCARICA GRATIS la nostra GUIDA GRATUITA.
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Oggi voglio parlarti di uno degli ERRORI più grandi che si commettono in merito ai PERMESSI LAVORATIVI per la famosa legge 104 quando si ha un coniuge, figlio o genitore con handicap o disabilità grave. Sicuramente avrai sentito dire che se hai un parente “con la 104” puoi usufruire di 3 GIORNI al mese di permesso.
FERMATI un attimo, non è “tutto rose e fiori” ma devi essere attento e scrupoloso perché potresti addirittura rischiare il licenziamento.
Questa cosa è successa ad un mio cliente che, mal consigliato da un maledetto patronato, si è beccato una “ramanzina” del suo datore di lavoro. Non si è presentato al lavoro dicendo che “si prendeva” un giorno di permesso per l’assistenza del padre disabile (ai sensi della legge 104 art. 3 comma 3).
Il datore si è incavolato perché non sapeva nulla di questa situazione e ha minacciato di LICENZIARLO!
Lui è corso impaurito al mio studio e ha iniziato ad inveire contro il datore di lavoro quando in realtà aveva commesso un grosso errore e avrebbe dovuto prendersela con chi non gli aveva detto quello che sto per rivelarti.
Ora tralasciando il comportamento del datore di lavoro, vediamo cosa DEVI FARE TU SE VUOI OTTENERE SENZA PROBLEMI QUESTI PERMESSI. La legge ci dice che se sei un lavoratore dipendente che ASSISTE CONTINUATIVAMENTE UN FAMILIARE DISABILE puoi usufruire di tre giorni di permesso al mese.
Che devi dimostrare di ASSISTERE il familiare disabile, cioè devi essere quello che la legge chiama il “BENEFICIARIO”. Per dimostrarlo devi fare due cose che sono essenziali:
– INVIARE UNA SPECIFICA DOMANDA ALL’INPS (online o tramite un’associazione di categoria come la nostra).
– COMUNICARE AL DATORE DI LAVORO IN FORMA SCRITTA che hai intenzione di usufruire dei giorni di permesso (devi scrivergli una “letterina” senza particolari formalità.
Così facendo NESSUNO e dico nessuno potrà dirti nulla,
infatti il tuo datore di lavoro non potrà rifiutarsi di concederti questi permessi perché hanno come obbiettivo l’assistenza di una persona con handicap o disabilità.
Mi raccomando non fare la fine del nostro assistito e mettiti in regola. Come diciamo sempre, questa è una materia complicata e va affrontata da avvocati specializzati nel settore!
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Se sei disabile puoi chiedere al tuo Comune che ti venga rilasciata un’autorizzazione (questo è il “Contrassegno Invalidi Europeo”) per poter parcheggiare la tua vettura in posti riservati (che in genere e non a caso si trovano vicino ad uffici pubblici, ospedali, scuole…) o anche per poter passare nelle ZTL, cioè in zone della città chiuse al traffico.
ATTENZIONE: questo non è un beneficio previsto per tutti i disabili (cioè i possessori della c.d.104)!
Infatti solo se sei un disabile che ha difficoltà a deambulare, e che quindi non puoi percorrere a piedi neppure pochi metri, lo Stato ti riconosce questo diritto per permetterti “una maggiore integrazione sociale e lavorativa”.
Ora ti aiuterò a rispondere a tre semplici domande:
Il contrassegno invalidi non può essere rilasciato a tutti gli invalidi, giustamente, ma solo a quelli che hanno difficoltà a deambulare.
La legge prevede che possono fare richiesta al Comune le persone:
– con disabilità permanente riconosciute “persone invalide con capacità di deambulazione sensibilmente ridotta” (il permesso è valido per 5 anni);
– non vedenti totali o parziali con visus non correggibile o inferiore a 1/20 (il permesso è valido per 5 anni);
– con disabilità temporanea, affetti da deambulazione ridotta o impedita (il permesso è valido fino alla guarigione).
In questi casi bisogna recarsi al proprio Comune portando con sé:
– Il verbale della Commissione medica di invalidità civile, che attesta la capacità di deambulazione ridotta o impedita o la cecità totale;
– Marca da bollo da 16,00 € per i contrassegni temporanei.
Chi ottiene il contrassegno può parcheggiare:
– negli spazi a strisce gialle;
– negli spazi con disco orario senza limiti di tempo;
– gratuitamente negli spazi con strisce blu (se però è specificato dalla segnaletica e se gli spazi a strisce gialle sono occupati);
Inoltre avrà il per permesso:
– per entrare nelle Zone a Traffico Limitato (se previsto dal Regolamento comunale);
– per entrare nelle aree APU (aree pedonali urbane) se previsto dal Comune.
Chiaro è che il presupposto principale per ottenere tale contrassegno è il riconoscimento dello stato di handicap dal quale deriva l’impossibilità di deambulare e pertanto è assolutamente necessario riuscire a dimostrarlo.
Se vuoi sapere come fare e ottenere finalmente il riconoscimento dei tuoi diritti sta a te muoverti nel modo giusto. I nostri avvocati e i nostri medici legali possono assisterti con una VALUTAZIONE GRATUITA dove ti indicheranno i passi da compiere grazie ad uno studio attento della tua pratica.
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In questo articolo, ci occuperemo di un aspetto particolare relativo alla domanda di invalidità e alla successiva visita, ossia il problema della “intrasportabilità”.
Questo aspetto è particolarmente importante perché può risolvere un problema pratico, ossia: cosa posso fare se fisicamente non posso andare all’INPS per fare la visita?
Prima di pensare alle soluzioni che potrebbero rendere la visita all’INPS un’odissea, devi sapere una cosa: essere visitato dalla commissione medica è un tuo diritto.
Quindi, se per te è impossibile recarti fisicamente all’INPS (ad esempio sei costretto a letto, sei attaccato ad apparecchiature che ti impediscono di uscire di casa…), esiste un modo per farti visitare direttamente a casa. Per ottenere ciò, però, devi fare molta attenzione ai consigli che stiamo per darti perché un errore può “costare caro”: e che può significare che stai rinunciando alla tua domanda di invalidità!
A questo punto chiediamoci:
Innanzitutto devi aiutare il medico di base (medico certificatore) e ricordargli che, quando sta compilando il certificato introduttivo, deve spuntare la specifica casella. Come puoi vedere dall’immagine nella pagina 3 del certificato introduttivo troviamo questa dicitura:
Che il tuo medico attesta la tua intrasportabilità, ovvero, che non puoi in alcun modo spostarti da casa senza mettere in pericolo te o altri.
In questo caso devi tornare dal tuo medico e chiedergli di inviare il “Modello integrativo” (Modello D).
Anche qui devi stare molto molto attento ed eventualmente insistere un po’, perché non tutti i medici conoscono l’esistenza di questo modello perché è stato introdotto da poco. Ma la cosa più importante è che non devi perdere tempo: il modello integrativo va inviato il prima possibile, e comunque almeno 5 giorni prima della visita se è stata fissata.
In realtà no, o meglio non necessariamente! Aver fatto la richiesta di visita domiciliare non significa che la commissione medica è automaticamente obbligata, sulla base della semplice domanda, a recarsi a casa del malato. La Commissione medica controllerà se davvero esistono motivi di “intrasportabilità”, per cui valuterà se è vero che le tue patologie ti impediscono di muoverti da casa. Se la Commissione ritiene che hai nonostante hai delle patologie puoi benissimo uscire di casa, dovrai andare recarti all’INPS nel giorno stabilito. Quindi, per fare un esempio, il fatto di utilizzare una sedia a rotelle non significa che tu sia “intrasportabile” (sarà più difficile muoversi di casa, ma puoi comunque farlo)…cosa ben diversa è se vivi attaccato ad una macchina che ti permette di respirare e che non puoi portare in giro.
Quindi come ti abbiamo detto negli altri video devi essere molto accorto e preciso. Non inserire l’intrasportabilità quando ne hai bisogno significare rischiare di rinunciare alla domanda e significa perdere tempo e soldi! Pertanto controlla che il tuo medico abbia effettivamente indicato tale elemento nel certificato introduttivo.
Ti invitiamo a scaricare la nostra Guida Gratuita “I 4 ERRORI CHE NON PERMETTONO AL 92% DELLE PERSONE DI OTTENERE INVALIDITÀ’ ANCHE SE NE HANNO DIRITTO”.
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